I problemi della Cannabis iniziarono negli anni ’30 nel periodo della rivoluzione industriale. In America era nato il movimento della Chemiurgia che proponeva di integrare la produzione industriale con la produzione agricola e i prodotti vegetali che, in questo modo, avrebbero funto da materie prime.
Nel 1941 lo stesso Henry Ford progettò dopo diversi anni di studio e coadiuvato da un team di ingegneri, un’automobile costruita quasi interamente da prodotti vegetali fra cui dalla Cannabis. Persino la carrozzeria era realizzata da una speciale plastica biodegradabile ben più resistente dell’attuale carrozzeria in materiali metallici.
Il prototipo fu esibito al Dearborn Days festival di Dearborn, Michigan, città natale di Ford e presentato al Michigan State Fair Grounds, nello stesso anno. A causa della seconda guerra mondiale e la poco successiva morte di Ford, quella che fu ricordata come “Hemp Body Car” non fu mai messa in commercio e il prototipo pare esser stato distrutto.
«Perché consumare foreste che hanno impiegato secoli per crescere e miniere che hanno avuto bisogno di intere ere geologiche per stabilirsi, se possiamo ottenere l’equivalente delle foreste e dei prodotti minerari dall’annuale crescita dei campi di canapa?» È così che si esprimeva Ford.
Se si pensa in effetti che con un solo ettaro coltivato si possono produrre ben 25 tonnellate di biomassa questa potenzialità prodigiosa si conferma veritiera. Per di più la Cannabis è una pianta molto resistente, dalla notevole capacità di adattamento nei confronti del clima e del terreno. La sua coltivazione non necessita di particolari diserbanti e pesticidi e la sua crescita è molto veloce. Il canapaio lascia il terreno ben rinettato dalle male erbe per effetto soffocante della sua vegetazione rigogliosa e fitta. Anche sotto l’aspetto fisico-meccanico, il terreno dopo il canapaio si trova in ottime condizioni, grazie all’azione perforante esercitata dai fittoni (radici) della pianta e all’effetto protettivo della densa vegetazione che impedisce l’azione costipante della pioggia sul suolo.
Le già grandi potenzialità della pianta si innalzarono ancor più quando fu inventata una macchina denominata “decorticatore”. Se fino a quel momento infatti l’estrazione della fibra dalla pianta andava fatta a mano, rallentando notevolmente i tempi di produzione con un conseguente incremento dei costi, con il decorticatore che riusciva velocemente a separare la fibra dal fusto, l’uso della canapa come risorsa per l’industria divenne estremamente competitivo.
Una famosa rivista la “Popular Mechanics” pubblicò nel 1938 un articolo dal titolo “Billion dollar crop” nel quale si prospettava uno strepitoso rilancio a livello mondiale della coltivazione di Cannabis.