CARATTERISTICHE DELLA PIANTE
Esistono 3 specie di Cannabis:
- La Satìva: pianta snella e alta con foglie più fine e allungate;
- L’ Ìndica: pianta tozza e più bassa, dal fogliame più denso e dalla forma più tondeggiante
- La Ruderalis, specie un più rara che cresce nelle zone fredde dell’Asia Centrale.
La pianta si presenta come un arbusto. La radice è “a fittone”, presenta cioè un corpo cilindrico e ramificato ben impiantato nel terreno. Il fusto si compone di una parte fibrosa esterna e una parte interna legnosa e rigida. Le foglie sono palmate ciascuna composta dalle 5 alle 13 foglioline che presentano margine seghettato. Il Composto chimico THC che provoca alterazioni mentali si trova solo nella foglia e nel fiore.
Dall’avvolgimento del fusto si ricava la fibra con cui si producono cordami e tessuti. Questi ultimi possono risultare molto diversi. A seconda della lavorazione e del metodo di coltivazione si possono infatti ottenere tessuti molto grezzi, come il retro dei tappeti, oppure a tessuti assai raffinati simili alla seta.
Il seme della Cannabis può essere usato come base alimentare ad esempio sotto forma di farina o di olio, quest’ultimo ricco di proteine, carboidrati e acidi grassi essenziali come l’omega 3 e l’omega 6. L’olio può diventare un ottimo combustibile perfino come carburante delle automobili sotto forma di etanolo.
PROPRIETÀ MEDICHE DELLA CANNABIS
Le proprietà mediche della Cannabis sono note fin dall’antichità. È però solo a partire dal 1964, con la scoperta da parte di Ralph Mechoulam del THC (Tetraidrocannabinolo, uno dei maggiori principi attivi della pianta), che si portarono alla luce dettagli fondamentali per lo studio e l’impiego di questa erba a scopo terapeutico. Quando poi, dopo altri due decenni, si scoprì veramente come il THC si comporta con le cellule umane, quello che ne emerse fu sensazionale e per certi versi sconvolgente!
In un primo momento, si pensava infatti che il THC agisse come un analgesico e cioè inferendo con le membrane delle cellule. In realtà, il THC si comporta legandosi specificamente a due tipi di recettori (chiamati CB1 e CB2), che si trovano in prevalenza nel midollo spinale e nelle cellule cerebrali. La presenza in gran quantità nel cervello umano di questi recettori spinse i ricercatori ad approfondire gli studi. Come mai quel gran quantitativo di recettori nel nostro cervello? Affinché interagissero eventualmente con i composti di una pianta? Sembrò poco credibile un’ipotesi del genere. Doveva esserci di più.
L’approfondimento della ricerca scientifica, dunque, portò a scoprire e individuare dei composti chimici endogeni (prodotti direttamente dal nostro corpo) che, per le loro caratteristiche, sono molto simili al THC e che per questa somiglianza, furono chiamati endocannabinoidi. Ecco dunque la risposta: il nostro corpo produce dei “composti” molto simili al THC delle piante di Cannabis. Proprio questi “composti”, gli endocannabinoidi, regolano l’assorbimento energetico, il movimento degli elementi nutrienti, il loro metabolismo e la loro conservazione. Per di più, regolano diverse funzioni del sistema nervoso, dell’apparato cardiaco, del sistema riproduttivo e di quello immunitario. Aiutano poi il sistema nervoso a comunicare, funzionando come messaggeri fra una cellula e l’altra.
Il sistema degli endocannabinoidi rappresenta qualcosa di unico che accade nel nostro organismo.
Il Dottore italiano Di Marzo, sintetizza così le attività degli endocannabinoidi: rilassano, ci aiutano a mangiare, a dormire, a dimenticare e ci proteggono.
Qual è allora il parallelismo fra gli endocannabinoidi e i cannabinoidi prodotti dalla pianta della Cannabis?
Grazie alla loro somiglianza con i composti endocannabinoidi, i cannabinoidi della pianta possono fungere da sostituti per quelli del nostro sistema[1].
Secondo molti medici i cannabinoidi risultano inoltre antitumorali. Il Dott. Donald Tashkin, ricercatore all’università di Los Angeles ha dimostrato, ad esempio, che l’incidenza di tumore ai polmoni nelle persone che fumano Cannabis è minore rispetto all’incidenza del tumore nelle persone che non la fumano.
Diverse ricerche scientifiche descrivono i modi in cui i cannabinoidi agiscono uccidendo specificatamente e selettivamente le cellule cancerose.
Le proprietà dei cannabinoidi vengono suddivise in diverse categorie, fra cui abbiamo:
- Effetti anti proliferanti: fermano la riproduzione delle cellule cancerose
- Effetti antiangiogeni: impediscono al tumore di sviluppare nuovi vasi capillari che aiutano il tumore a crescere[2]
- Effetti antimetastatici: impediscono alle cellule cancerose di trasmettersi in altri tessuti
- Effetto apoptotico: accelerano la morte delle cellule anomale[3] spesso grazie a un particolare meccanismo di autofagia cellulare[4]
La pianta di Cannabis contiene circa 400 composti chimici, di cui circa 100 cannabinoidi. Fra questi, 4 sono considerati i più importanti:
- il THC (che si trova nelle compagini oleose che crescono sul fiore della pianta). Il THC è il principale responsabile dello stato di euforia nel fumatore di Marijuana;
- il CBD che modera l’effetto euforico del THC con un effetto sedativo calmante. Aiuta a proteggere nervi ed è di ausilio contro l’ansia e la psicosi, funge come antinfiammatorio, analgesico, combatte il diabete ed è di ausilio contro i tumori. (Quella che per molti anni è stata considerata una pianta che favorisce la psicosi possiede in realtà un composto antipsicotico);
- THCV combatte il diabete di tipo due e ha un effetto preventivo contro alcuni tumori, accelera il raggiungimento dello stato di euforia ma al contempo ne riduce la durata (si trova soprattutto in certe colture di Cannabis del Sudafrica e della Tailandia);
- CBC ancora poco conosciuto, sembra in grado di combattere stati di depressione e pare sia inibitorio contro i tumori al seno e leucemia.
[1] Velasco,Sanchez,Guzman Anticancer Mechanism of cannabinoids Published online2016 Mar 16
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4791144/
[2] Portella G, Laezza C, Laccetti P, De Petrocellis L, Di Marzo V, Bifulco M FASEB J. 2003 Sep;17(12):1771-3
[3] Review Towards the use of cannabinoids as antitumor agents. Velasco G, Sanchez C, Guzman M Nat Rev Cancer. 2012 May 4; 12(6):436-44
[4] Armstrong JL, Hill DS, McKee CS, Hernandez-Tiedra S, Lorente M, Lopez-Valero I, Eleni Anagnostou M, Babatunde F, Corazzari M, Redfern CPF, Velasco G, Lovat PE J Invest Dermatol. 2015 Jun;135(6):1629-1637
NB. Come si è scritto, studi recenti hanno dimostrato che i cannabinoidi possono inibire la crescita tumorale inducendo l’apoptosi, ovvero la morte programmata delle cellule maligne. Inoltre, sono stati dimostrati effetti antiangiogenici (cioè di blocco dello sviluppo dei vasi sanguigni che favoriscono la crescita tumorale). È bene chiarire che questi studi sono in via di sviluppo e che questo articolo non ha fini medici ma solo illustrativi, di carattere generico.